Figlio illegittimo poi riconosciuto, lo Strozzi nasce a Venezia da un ramo collaterale del grande casato fiorentino. Tra i protagonisti della vita culturale della città, fa parte di numerose accademie, la più importante delle quali è certamente quella degli Incogniti. Questa è attiva a Venezia come centro propulsore del pensiero libertino soprattutto in campo letterario, dove offre soluzioni originali a generi all’epoca in accentuata evoluzione: il dramma musicale, la novella, la storiografia.
Ancorché finora sostanzialmente trascurato dagli studiosi, lo Strozzi rimane uno dei principali poeti di drammi musicali del tempo. Scrive infatti per i più grandi compositori della sua epoca come Monteverdi (La finta pazza Licori, La Proserpina rapita), Cavalli (Il Romolo e ’l Remo), Manelli (La Delia o sia la Sera sposa del Sole) e Sacrati (La finta pazza Deidamia). La sua opera segna la fase di transizione, maturata in seno alle accademie, tra il teatro di corte, voluto e finanziato dal signore come segno della sua munificenza, e il moderno teatro, già destinato invece, intorno agli anni trenta del Seicento, a un pubblico pagante in larga parte borghese.
La produzione poetica di Giulio Strozzi, eclettica e vastissima, ha generalmente carattere accademico e pubblico allo stesso tempo. Egli infatti scrive, oltre ai drammi per musica, poemi eroici che esaltano la città di Venezia, poesia d’occasione legata alla corte medicea, orazioni, lavori teatrali. Ma la forma in cui meglio si esprime sembra proprio quella breve della poesia madrigalistica dove la sua arguzia non priva di tenerezza riesce a prevalere sul riferimento accademico, mitologico o politico.