In questa raccolta postuma di saggi, quasi tutti stesi nell'«ultimo decennio del secolo testé concluso», Marziano Guglielminetti affronta il Settecento autobiografico e, a «lumi ormai spenti», l'Ottocento. L'io qui ripercorso è ridotto in frammenti che il lettore può ricomporre come tessere di un mosaico dai confini labili e trasgredibili. Per questo non è più sufficiente l'indagine attraverso le forme dell'autobiografia tout court, ma si rende indispensabile il ricorso alle «altre scritture dell'io», che Guglielminetti ha già indagato altrove. Insomma, abaculi di ventuno colori diversi da far aderire, se si può giocare con questa metafora, al supporto offerto dal denso capitolo sul Romanticismo.
In posizione centrale, nella prima parte del libro, si apre quella voragine, annunciata fin dal titolo, che sarà causa, diretta e indiretta, di tutte le successive evoluzioni, anche nel modo di intendere l'autobiografia: il 1789.