Tra la letteratura del secondo Settecento e quella del primo Ottocento si riscontrano forti connessioni, fatte di molteplici fili e legami, e certo anche di negazioni e superamenti. Così studiare Manzoni e la sua scelta di privilegiare, nello studio del passato, la parte perduta della storia, vuol dire anche averne riconosciuto il retroterra illuministico, mai spentosi del tutto. E il riverbero del 1789 si coglie in Alfieri e nel suo amico Pindemonte ben oltre quella data. Né è facile spiegare la lingua dei libretti d'opera del primo Ottocento senza tenere presenti le sue radici alfieriane (ma anche ancora metastasiane e talora montiane, e poi manzoniane e romantiche in genere).
Pur entro tale prospettiva comune è sembrato opportuno dividere il volume in due parti, per evidenziare da un lato la protratta attenzione sull'opera storiografica manzoniana (peraltro non separabile da quella creativa né meno importante e vitale per la comprensione dell'opera tutta del grande lombardo), dall'altro una serie di indagini più circoscritte.