«Monstre admirable»: così, nel giudizio di Voltaire, l'Orlando furioso dell'Ariosto e il romanzo cavalleresco “all'italiana”, labirintico, intrecciato, ribelle ad ogni ordinato classicismo; non racconto, ma rappresentazione agìta dell'atto del raccontare, fedele alle circostanze performative del “canto” e alla sua natura allocutiva, coinvolgente, espansiva. I saggi raccolti in questo volume indagano da vari punti di vista le ragioni, le caratteristiche formali e i presupposti poetici e teorici di questa felicissima “mostruosità” e dei suoi ammirevoli esiti, facendo centro, come d'obbligo, su Ferrara e sulla corte estense quale luogo d'elezione del gusto cavalleresco rinascimentale e della resurrezione del romanzo cortese. Dall'utopia neobretone del Boiardo all'ambiguità irrisolta dell'Ariosto, che nelle idiosincrasie formali del testo reca il tracciato di un disorientamento epocale; dallo sperimentalismo “selvaggio” dell'Aretino a quello invece letteratissimo del Giraldi, fino alla impavida sapienza narrativa del Tasso, governatore di una favola d'inedito peso storico e ideologico, questo volume attraversa una stagione impareggiabile della cultura italiana, in cui oggi possiamo leggere l'incunabolo di una moderna, attualissima scienza del racconto.