Dopo il saggio iniziale in cui l'eroe cervantiano e il suo scudiero figurano come numi tutelari del nostro Settecento, il volume comprende due serie. La prima, dedicata alla scena, mette a fuoco problemi generali, come quello dei generi teatrali e dei pubblici settecenteschi, o presenze significative, della storia romana nella tragedia, dell'Oriente sui palcoscenici veneziani, di Goldoni in Metastasio. Il panorama che ne risulta conferma la disposizione del teatro italiano, anche prima e dopo Goldoni, a fare i conti, partendo dal passato o dall'esotico, con le inquietudini del presente. Nella seconda parte emerge il carattere insieme precario e resiliente del nostro Illuminismo: tributario certo dei maestri d'Oltralpe, ma ricco di spunti originali, specie per quel che riguarda la poesia. Dallo studio di aspetti “minori” dei grandi classici (Metastasio, Goldoni, Parini, Alfieri) o di pagine di autori considerati “minori” (G. Pindemonte, Da Ponte, Chiari, C. Gozzi, Bertola, Casanova, Gigli, Galiani, Meli, Giannone) l'epoca delle riforme rivive nella sua vivacità intellettuale, e per la capacità che hanno ancora i suoi scrittori di stimolarci, e – perché no – divertirci.