Oggetto testuale finora non ben identificato nel firmamento della letteratura cavalleresca, il Primo libro de' Reali di Cristoforo Fiorentino detto l'Altissimo è il maggior reperto di poesia orale del Cinquecento italiano. Trascritti dalla «viva voce» del poeta ad opera di alcuni spettatori, i 94 cantari stampati postumi a Venezia nel 1534 sono infatti fedeli reportationes del ciclo sul I libro dei Reali di Francia cantato «all'improvviso» a Firenze nel 1514-1515 (tanto fedeli da poterne ricavare l'intero calendario delle recite).
In questo volume, si analizzano le molteplici modalità di trasposizione in ottave e di arricchimento diegetico, didascalico e stilistico del modello in prosa, e si evidenziano le peculiarità genuinamente performative di quest'opera. Interruzione dello spettacolo in suspence, rettifiche per contraddizione, falli di memoria, repliche di “pezzi di repertorio”, interazione col pubblico, deissi correlata al mimo sono alcuni dei connotati eccezionali del Primo libro, che ne fanno uno specimen prezioso per osservare dappresso la secolare arte estemporanea dei canterini e per verificare in vivo la simbiosi fra oralità e scrittura nella civiltà letteraria del Rinascimento.