Nel corso della sua lunga esistenza Eugenio Montale ha rilasciato numerose interviste, risposte a inchieste, testimonianze autobiografiche, apparse su quotidiani, periodici e libri italiani e stranieri. I duecentosettantadue pezzi finora dispersi sono raccolti qui, per la prima volta, da Francesca Castellano in una compagine unitaria nella quale il lettore potrà riconoscere un autoritratto in divenire, affidato dal poeta alla scrittura degli altri con una lucida, ironica determinazione e con una calibrata strategia comunicativa e autoesegetica. Ne deriva un vero e proprio libro carsico, consegnato in margine a testi che meritano e richiedono una lunga e attenta riflessione su quanto la voce dell’autore possa trasmettere o più spesso suggerire. Attraverso gli scritti accolti nei due volumi è così possibile ripercorrere la storia delle relazioni che Montale ha intrattenuto con la forma intervista nei cinquant’anni esatti che separano il 1931 (data del suo esordio con la partecipazione all’«Inchiesta mondiale sulla poesia», promossa da Lorenzo Gigli e ospitata dalla «Gazzetta del Popolo») dal 1981, fino alla vigilia del suo congedo dal mondo e, insieme, offrire un esempio altamente significativo dell’importanza che le conversazioni con i poeti e gli scrittori hanno rivestito sulle pagine dei quotidiani e dei periodici nel corso del Novecento. Il caso di Montale, che come giornalista di professione conosceva e praticava con grande competenza le tecniche dell’intervista, permette, infatti, di delineare una avvincente fenomenologia del genere, che contempla molti sottogeneri compreso quello dell’«intervista immaginaria», sperimentato dal poeta, già nel 1946, con «Intenzioni» e replicato, nel 1971, con l’autointervista redatta nell’imminenza dell’uscita di «Satura».