Artista tra i più rappresentativi del tardo Rinascimento fiorentino, assunto nel Parnaso della letteratura italiana in virtù del capolavoro autobiografico, Benvenuto Cellini (1500-1571) è autore di oltre un centinaio di poesie, composte − come la Vita − nell’ultimo, travagliato periodo della sua biografia. A lungo negletti dalla critica a causa della loro oscurità e di una radicale distanza dagli ideali classici di armonia e decoro formale, questi versi vengono qui per la prima volta pubblicati criticamente e ampiamente commentati.
L’edizione mette a frutto uno studio rigoroso dei testimoni, innanzitutto i due manoscritti Riccardiani − in parte autografi − che conservano la quasi totalità del corpus poetico dell’artista. Una simile indagine ha permesso di individuare una cospicua serie di rime dubbie o apocrife e di pervenire alla datazione più sicura del materiale celliniano, predisponendo, sulla base di risultanze obiettive, un nuovo ordinamento. Il minuzioso commento che correda i testi si applica alla decrittazione di una lettera spesso ambigua e contorta, ma anche a una sua sistematica contestualizzazione nell’ambito delle principali problematiche artistiche e culturali che caratterizzano la coeva realtà fiorentina. Indagate nella loro genesi, di solito apologetica o polemica, le poesie riemergono allora quale potente documento di una personalità tempestosa come quella del Cellini.