La notte di Carnevale del 1507, Pietro Bembo e Ottaviano Fregoso, mascherati da ambasciatori di Venere, recitano alla corte d'Urbino cinquanta stanze galanti dedicate alla duchessa Elisabetta Gonzaga. La fama delle Stanze valica subito i confini della corte urbinate, come testimonia l'ampia tradizione manoscritta superstite.
Più di vent'anni dopo, nel 1530, le Stanze, riviste e adattate, sono accolte nell'editio princeps delle Rime. L'operetta cambia funzione, diventando parte di un progetto culturale più complesso e articolato che ha il suo perno nelle Prose della volgar lingua edite nel 1525. Risultato principale della presente edizione è la riscoperta della redazione urbinate e delle fasi anteriori all'ingresso nel libro delle Rime. Tuttavia hanno grande risalto anche le redazioni successive, dalla princeps delle Rime fino alla terza e definitiva edizione delle stesse (1548). L'edizione propone una visione sinottica dei testi di partenza (1507) e d'arrivo (1548), corredati da apparati evolutivi e genetici che preservano l'idea di continuità della storia redazionale.
Il ricco indice dei nomi e delle opere anonime permette di consultare il volume come un repertorio di manoscritti ed edizioni del XVI secolo.