Il «Curioso Impertinente» di Alessandro De Stefani, andato in scena, nella traduzione spagnola di Tomás Borrás, al teatro El Español di Madrid nel 1947, quarto centenario della nascita di Cervantes, è la più recente di una ricca serie di riscritture drammatiche della novella che il romanziere spagnolo inseriva all’interno del «Don Chisciotte» del 1605, nei capitoli 32-35. Si tratta di una delle trame secondarie più note e controverse del romanzo, poiché tratta il tema, molto comune nella novellistica europea, della messa alla prova della fedeltà della sposa; per la prima volta però, la causa che scatena la gelosia del marito non è un sospetto di infedeltà o la malignità di un antagonista, bensì il demone della curiosità che abita l’animo stesso dello sposo, smanioso di possedere solo per sé l’intera volontà della sua donna. De Stefani interpreta la trama cervantina, originariamente un discorso controriformista su fede, conoscenza e libero arbitrio, come un dramma psicologico e sentimentale, di lontana influenza pirandelliana, sullo scontro fra essere e apparire, amare e possedere. Tema di spaventosa attualità, la gelosia parossistica del curioso Anselmo porta alla fine tragica di tutti i protagonisti.