Gli autori degli scritti che compaiono in questo volume affrontano, attraverso luoghi specifici della tradizione di pensiero indiana e in parte cinese (la tradizione upanisadica, il Samkhya e lo Yoga, il Buddhismo pali e Mahayana, il Buddhismo cinese), il denso spessore filosofico inscritto nelle nozioni capitali di “mente” e “coscienza” (citta, manas, vijña–na), sia in relazione alla definizione del rapporto tra la coscienza, la conoscenza e la realtà, sia in relazione al problema della costituzione e della decostruzione dell'identità personale, sia in relazione alla determinazione della natura della mente, del valore delle sue rappresentazioni, dei suoi processi e dei suoi oggetti, sia riguardo la comprensione del nesso tra la dinamica funzionale del pensiero che struttura e possiede il mondo e la verità di un pensiero puro e luminoso che del primo rappresenta l'estinzione.
Questi saggi ci consegnano dunque un orizzonte di senso in cui l'elaborazione e l'analisi dei concetti di “mente” e di “coscienza” tagliano trasversalmente differenti dimensioni dell'interrogazione filosofica, quella ontologica, quella epistemologica, quella soteriologica.
La domanda circa la natura del pensiero rileva, nei luoghi che questi saggi attraversano, che la preoccupazione di una fondazione ontologica del reale declina, lasciando il posto a un problema epistemologico direttamente coordinato a uno scopo liberatorio, di affrancamento dalla invischiante e oscuramente vessante dinamica dell'esistenza nel mondo.