«Scrivere in Svizzera significa, in primo luogo, misurarsi con un tipo di alterità e varietà che non è solo linguistica ma anche sociale e culturale; in secondo luogo, vuol dire assumere quell’alterità come parte della propria identità, non affermata e rivendicata come insegna o “etichetta”, ma più spesso discussa, negoziata, straniata. Quest’oggettività è forse uno dei tratti comuni alla maggiore poesia nella Svizzera italiana, quasi inscritto nel suo patrimonio genetico novecentesco». Nella sua prefazione, Niccolò Scaffai dipinge un quadro rappresentativo della possibilità di parlare della «particolarità» svizzera di una certa poesia contemporanea. Oggetto di grande apprezzamento, letture e studi negli ultimi anni, la poesia ticinese del Ventunesimo secolo è allo stesso tempo erede e testimone di una via aperta e legittimata da esponenti quali Francesco Chiesa, Giuseppe Zoppi, Giorgio Orelli, Fabio Pusterla e Alberto Nessi. Oggi, una volta superato il bisogno di definire la propria identità dall’interno, il bacino della creazione elvetica si è allargato, diventando un vero e proprio crocevia di incontri, voci e culture: con Alberto Nessi stesso e con Fabiano Alborghetti, Yari Bernasconi, Pierre Lepori, Dubravko Pušek, Anna Ruchat, i lettori sono invitati a osservare la realtà, tanto interiore quanto esteriore, con uno sguardo nuovo, con il piglio dell’esploratore, del viaggiatore, ma anche attraverso gli occhi e l’esperienza dell’emigrante. Una poesia vitale e ricca, che il presente volume cerca di rappresentare in tutte le sue mutevoli sfaccettature.